
L’obesità, è una patologia multifattoriale e cronica, continua ad affrontare sfide sia dal punto di vista clinico che sociale.
Negli ultimi anni, sono emerse novità significative, sia per quanto riguarda la diagnosi che le opzioni terapeutiche.
Dal punto di vista diagnostico, si è finalmente compreso che l’indice di massa corporea (BMI) da solo non è sufficiente per valutare correttamente l’obesità.
È stata sottolineata l’importanza della distribuzione del grasso corporeo, soprattutto l’accumulo di grasso addominale (viscerale), come indicatore di maggior rischio per complicazioni cardiometaboliche.
Questo porta a un approccio diagnostico più accurato che permette di includere anche individui con BMI sotto la soglia classica ma con significativi rischi legati alla salute a causa della distribuzione del grasso corporeo.
Questo cambio di paradigma mira a ridurre i casi di sottotrattamento nei pazienti che, pur non avendo un BMI elevato, mostrano segni evidenti di obesità patologica.
Dal punto di vista terapeutico, i farmaci di nuova generazione stanno mostrando risultati straordinari. Tirzepatide, ad esempio, è un farmaco approvato di recente che ha dimostrato una notevole efficacia nella perdita di peso, con riduzioni fino al 26% del peso corporeo in alcuni pazienti. È particolarmente promettente perché agisce su due fronti: sui recettori del GLP-1 e del GIP, coinvolti nella regolazione dell’insulina e del senso di sazietà. Anche semaglutide, inizialmente utilizzato per il diabete, ha ottenuto ottimi risultati nel trattamento dell’obesità.
Numerosi studi scientifici supportano i benefici della dieta mediterranea nella gestione dell’obesità e nella prevenzione delle sue complicanze.
L’ elevato consumo di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce, e grassi insaturi come l’olio d’oliva, è associato a un miglior controllo del peso corporeo e a una riduzione del rischio di sviluppare patologie correlate all’obesità, come malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2.
In particolare, una revisione sistematica pubblicata su Obesity Reviews ha evidenziato come la dieta mediterranea favorisca una perdita di peso significativa e sostenibile, migliorando anche i parametri metabolici come il profilo lipidico e il controllo glicemico( SuperAbile).
Un altro studio pubblicato su The Lancet Diabetes & Endocrinology ha sottolineato come l’alto contenuto di fibre e antiossidanti tipico di questa dieta contribuisca a modulare la risposta infiammatoria del corpo, elemento chiave nella patogenesi dell’obesità(SpringerLink).
Accanto alla dieta, l’attività fisica è un pilastro fondamentale nella gestione dell’obesità.
Studi recenti confermano che l’esercizio fisico regolare, sia aerobico che di resistenza, non solo favorisce la perdita di peso, ma migliora la composizione corporea, riducendo la massa grassa e aumentando quella magra. Uno studio condotto su individui obesi, pubblicato su JAMA, ha dimostrato che l’esercizio fisico combinato con una dieta ipocalorica aumenta significativamente la perdita di peso e migliora i parametri di salute cardiovascolare( Gruppo Sandonato). Inoltre, la ricerca ha evidenziato che anche modeste quantità di attività fisica quotidiana possono portare a miglioramenti significativi nella sensibilità all’insulina e nella riduzione del rischio di mortalità legata all’obesità(Gruppo Sandonato).
Tuttavia, nonostante questi progressi, persiste un tabù significativo nella comunicazione riguardo l’obesità.
Molti pazienti continuano a subire discriminazioni e giudizi negativi, e spesso la patologia viene sottovalutata o ridotta a un semplice problema di “mancanza di forza di volontà”.
Questo stigma non solo ostacola l’accesso alle cure adeguate, ma impedisce una discussione aperta e informata, fondamentale per affrontare una malattia così complessa.
Le innovazioni scientifiche stanno cambiando l’approccio alla diagnosi e alla terapia dell’obesità, ma la lotta contro i pregiudizi rimane cruciale per migliorare la gestione complessiva di questa condizione.