È in corso da tempo una preoccupante campagna di disinformazione sul latte che sta creando allarme nei consumatori italiani e ci si chiede se ne beviamo poco o troppo, oppure se il suo consumo faccia bene o male.

Dal mondo vegano ci sono accuse che riguardano l’aumento di osteoporosi, di malattie cardio-vascolari, di malattie del fegato, ecc. Fra gli esempi abbiamo citato quello del consumo di latte nei paesi occidentali che causerebbe l’osteoporosi è il più cavalcato dai vegani.

Più che il latte di per sé, ad essere precisi, in questi casi a essere prese di mira sono le proteine di origine animale in esso contenute, e quindi anche le carni.

Si tratta di notizie prive di alcun fondamento scientifico che riempiono i media e il mondo internet e invece le evidenze della ricerca ci dicono che il latte fa molto bene!

Lo conferma il corposo studio “Associazione fra consumo di latticini e malattie cardiovascolari e mortalità in 21 paesi di cinque continenti (PURE):studio prospettico di coorte” di Mahshid Dehghan et all. in Canada e in altri Paesi.

Si è dimostrato che il latte non solo resta una fonte privilegiata e difficilmente sostituibile di calcio, ma che il suo consumo nell’ambito delle raccomandazioni, sia associato a benefici per la nostra salute che vanno ben al di là del semplice contributo allo scheletro.

Quindi, dovremmo senz’altro consumarne di più, anche perché in Italia siamo ben al di sotto delle quantità raccomandate: tra latte e yogurt arriviamo a stento ad una porzione al giorno (125g), contro le 2-3 raccomandate. Dovremmo consumarne almeno il doppio!

Le linee guida consigliano 250-375 grammi di latte o yogurt nella popolazione adulta, anche perché circa il 50% dell’apporto quotidiano di calcio deriva dai prodotti lattiero caseari.

Nell’ambito di questo ampio studio sono stati riscontrate associazioni inverse fra consumo totale di latticini e mortalità o eventi di malattia cardiovascolare maggiore e anche il rischio di ictus rilevato, era notevolmente inferiore con l’aumentare del consumo giornaliero di latticini e non è stata osservata alcuna associazione fra maggiori livelli di assunzione e infarto del miocardio.

Le attuali linee guida sull’alimentazione raccomandano un consumo da due a quattro porzioni di latticini a basso contenuto di grassi o totalmente magri. L’attenzione per il basso tenore di grassi deriva principalmente dal presunto impatto negativo di acidi grassi saturi su un unico indicatore di rischio cardiovascolare, il colesterolo LDL (o cattivo).

Gli acidi grassi dei latticini contengono, invece, acidi grassi a catena media e a catena ramificata e il loro effetto sulla salute può essere diverso da quello dei grassi saturi dei prodotti di origine animale, soprattutto con acidi grassi a catena lunga.

I benefici potenziali derivanti dal maggiore consumo di latticini possono essere particolarmente rilevanti nei paesi in cui l’ictus è relativamente più comune, come la Cina o l’Africa. Inoltre, questi paesi hanno basso consumo di latticini ed elevato rischio di ipertensione, ed entrambe le patologie potrebbero essere ridotte incrementando l’assunzione di prodotti lattiero-caseari.

Il maggior consumo di latticini è risultato associato con minori livelli di trigliceridi nel sangue, riscontro che potrebbe spiegare il minore e non significativo rischio di infarto miocardico evidenziato dallo studio.

Perché, dunque, il maggiore consumo di latticini potrebbe essere correlato con una riduzione delle malattie cardiovascolari e relativa mortalità? Perché esistono vari composti e meccanismi negli alimenti lattiero-caseari che potrebbero avere un effetto positivo sulla salute, infatti si è visto che diverse caratteristiche dei latticini influiscono su svariati fattori, come gli enzimi di conversione dell’angiotensinal’osteocalcina, le interazioni con il microbioma intestinale, come l’integrità intestinale, e l’endotossemia, che prevengono le malattie cardiovascolari.

A cura di Giorgio e Cinzia Myriam Calabrese

Cinzia Calabrese

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